La città di sotto by Arthur Tofte

La città di sotto by Arthur Tofte

autore:Arthur Tofte [Tofte, Arthur]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-04-02T16:00:00+00:00


17

La mattina dopo indossai la vecchia tunica sdrucita di mio padre e uscii di casa come tutti gli altri operai.

Seguii lui e Gretta, addolorato in cuor mio di vederli tanto curvi, vecchi e stanchi. Camminavano adagio, in mezzo agli altri lavoratori che procedevano nella stessa direzione. Anche gli altri erano come loro, ciondolanti, tristi, svuotati. Cercai di rendermi anch'io più grigio che potei, per non farmi notare.

Ogni tanto però con la coda dell'occhio mi guardavo intorno. Le case lungo la strada erano tutte simili. I muri che le circondavano invece non erano tutti uguali. Alcuni arrivavano solo fino all'altezza della vita, come se il proprietario della casa si fosse stancato e avesse piantato lì i lavori, altri invece erano alti due o tre volte un uomo. Mi tornò in mente quello che Milo aveva detto a proposito delle mura psicologiche che dominavano la mentalità della città di sopra, e pensai che evidentemente su qualcuno questo aveva più presa che su altri.

Pur camminando piano, impiegammo soltanto un quarto d'ora ad arrivare nel centro della città. Questo, notai subito, era molto diverso dalla periferia: c'erano edifici di cinque piani, e alcuni si estendevano su un'area abbastanza vasta. Erano stati costruiti senza nessun fronzolo, unicamente, a quanto pareva, tenendo presente la funzionalità. Erano distribuiti a quadrilatero, e al centro sorgeva un edificio di gran lunga più alto e più imponente di tutti.

Seguendo il consiglio di mio padre, cercai d'imprimermi bene in mente la strada che avevamo percorso. Mi resi conto che tutte le strade che confluivano nel centro erano assolutamente simili alla nostra, e dunque risultava facilissimo confondersi.

Vidi mio padre e Gretta entrare in uno degli edifici. Non si erano mai voltati indietro per assicurarsi che li seguissi. Io proseguii, sempre a testa bassa, ma pronto a cogliere ogni minimo particolare.

Mio padre aveva detto che avevo un'ora di tempo, prima che l'ultimo degli operai entrasse in fabbrica e le strade si vuotassero, così mi sentii libero di andare a perlustrare la parte interna del quadrilatero di palazzi.

In uno entravano uomini e donne vestiti di bianco, per cui immaginai si trattasse del centro medico. Nella maggior parte degli altri, invece, entravano persone in tunica da lavoro: evidentemente si trattava per lo più di fabbriche. Uno degli edifici era senza possibilità di dubbio la centrale elettrica, e passandovi accanto cercai di studiarla bene con la coda dell'occhio. Finsi perfino di zoppicare, per potere andare più adagio. Sapevo che quello era il perno su cui ruotava tutta la vita di Resurrection City.

Subito dopo, la mia attenzione fu attratta dall'edificio al centro del quadrilatero. Non solo era due volte più alto degli altri, ma era anche appesantito da decorazioni. Le sue pareti erano tutte rivestite di un chiaro metallo luccicante. I primi cinque piani non avevano finestre, ce n'erano invece negli ultimi cinque. Da quello che riuscii a intravedere, c'era una sola entrata, un'enorme cancellata sorvegliata da quattro controllori. Era chiaro che la struttura era stata studiata col preciso intento di garantire la massima sicurezza; sia sul davanti, sia sul retro, si allargava un grande parco.



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